Io vado a Scuola

vado-a-scuola_zps2bcfd996Non molto tempo fa a scuola  abbiamo visto il film -documentario “Io vado a scuola” a cui ho ripensato quando ho intervistato mia nonna sullo sport. Ho scoperto, infatti, che lei, che è cresciuta in una periferia dell’Albania, per andare a scuola impiegava un’ora di cammino a piedi e così mi sono incuriosita e le ho chiesto maggiori informazioni; ecco cosa mi ha raccontato: “Mi svegliavo alle 6:30 e ripetevo le lezioni fino alle 7:00. A quest’ora mi preparavo e alle 7:30, forse prima, mi avviavo a scuola; durante il viaggio  incontravo i miei amici e ci univamo in un unico grande gruppo, tutti con un grande obiettivo: costruirci un futuro migliore. Il viaggio era molto lungo, nelle giornate in cui pioveva o nevicava era molto faticoso, ma ne valeva proprio la pena. Spesso incontravamo animali pericolosi  (molto spesso le vipere). Nonostante i professori fossero severi, erano bravissimi e li ringrazio per avermi istruita. Io ero un’ottima alunna, in matematica poi ero decisamente la più brava, come i miei figli del resto. Grazie alla scuola ho avuto la possibilità di far crescere colti i miei due figli, e ne vado fiera. Secondo me la cultura e la conoscenza sono le uniche cose  che distinguono gli uomini dagli animali”.

 

Un’esperienza nuova per tutti!

Oggi eravamo tutti emozionati! C’è stato chi ha aiutato e chi ha partecipato. Ma due cose sono sicure: tutti ci siamo divertiti e abbiamo vissuto un’esperienza nuova: abbiamo affrontato il sole che batteva, il timore di non farcela… ma ne è valsa la pena! Con l’aiuto delle nostre professoresse abbiamo sperimentato un nuovo gioco: l’Orienteering.

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In attesa di giocare

Alcuni dei nostri compagni hanno aiutato la Professoressa Tedone ad allestire il gioco: hanno predisposto il percorso, hanno fissato i punti di controllo, sistemando in ciascuno pennarelli di vario colore;  gli altri sono stati con la professoressa Massa per terminare alcuni articoli del blog. Dopo una mezz’ oretta circa, Fedele ha comunicato che la gara stava per iniziare. Siamo andati tutti in palestra, dove la professoressa Tedone ci ha diviso in squadre, e ad ognuna di esse è stato assegnato il nome di uno scienziato: Galileo Galilei, Newton, Einstain, Fibonacci. C’era chi, come Lea, era molto preoccupata perché, nonostante tutte le spiegazioni che la prof.  avesse dato, non aveva ancora le idee chiare. Ma quando poi è arrivato il suo turno, per essere più sicura, ha fatto coppia con Elisa Giordani e si è divertita tantissimo! Il sole picchiava e  si correva a più non posso per trovare tutti i pennarelli! Di certo non potevano mancare i piccoli suggerimenti tra di noi… C’era poi Romi che, non potendo giocare, ha ricevuto un incarico: fotografare ogni momento della gara. Lei si è sentita una vera giornalista oggi e, pur non giocando, ha deciso di cercare comunque i pennarelli per fotografarli! Alcuni erano nascosti molto bene! I partecipanti sembravano tutti molto divertiti! Non sono mancati poi i suggerimenti della Professoressa Antonicelli … contro regola! 😉 (Articolo scritto da Lea Donghia e da Romi Qarraj!)

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La nonna Shaqia racconta… dall’ Albania

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Mia nonna ha 58 anni e vive in Albania ed ecco cosa mi ha raccontato con la sua solita gentilezza:
“Praticavo ginnastica a scuola, dove purtroppo non avevamo palestre e quindi uscivamo all’esterno dell’ edificio per giocare a palla e nel cortile  per eseguire esercizi  facili, che non richiedevano ‘oggetti’, con cui avremmo potuto rompere qualcosa.
La scuola era distante, affrontavamo pioggia e neve per raggiungerla:  io vivevo molto lontano e impiegavo un’ ora e mezza di viaggio a piedi. I professori erano molto severi, ma insegnavano benissimo, non facevano preferenze tra un alunno ricco e uno povero e davano i voti che ci meritavamo.
La strada per noi era un parco giochi, ci divertivamo tanto!  Non esistevano sport veri e propri, ma ci divertivamo, ad esempio, a fare gare di corsa per vedere chi era il più veloce.
Il gioco più giocato tra le bambine era la campana: vero e puro divertimento!
I giochi di squadra erano da poco nati, ma in periferia, dove io vivevo, non si conoscevano. Si erano sviluppati solo nelle città più importanti, come ad esempio nella capitale, Tirana; tra quelli praticati soprattutto dai maschi c’erano  il basket e la pallavolo;  il calcio  non esisteva. Fortunatamente ora lo sport in Albania è molto più evoluto, ma alcune tradizioni non cambieranno mai;  i giochi di strada, infatti, ancora oggi sono i  giochi preferiti dei bambini albanesi!”